Una realizzazione pratica dell’idea di Newton fu intrapresa da Padre Louis-Bertrand Castel, matematico e filosofo francese (1688-1757). Egli era a conoscenza delle teorie dei colori della sua epoca e, a differenza di Newton, sviluppò un sistema di relazioni per cui, ciò che veniva preso in considerazione non erano tanto i rapporti esistenti tra gli intervalli della scala musicale e quelli relativi dei colori prismatici, bensì la diretta corrispondenza tra nota e colore, liberandosi così dei concetti cosmologici e aprendo la strada ad una vera e propria forma d’arte. Padre Castel non era mosso solamente da fattori di tipo speculativo scientifico, ma anche da finalità etiche e pratiche.
Da queste premesse nacque l’idea della costruzione di uno strumento in grado di trasformare il suono in colore, non solo per la possibilità di creare una particolare forma d’arte, ma anche per far “vedere” la musica alle persone prive del senso dell’udito.
È così che in circa trent’anni, attraverso vari tentativi, costruì diversi modelli di clavicordo colorato “Clavecin Oculaire” o anche “Clavecin pour les yeux, avec l’art de peindre les sons, et toutes sortes de pièces de musique” (Clavicembalo per gli occhi, con l’arte di pitturare i suoni, e ogni sorta di pezzi musicali).
Tale strumento funzionava così: premendo un tasto, in un riquadro sopra al clavicordo apparivano dei piccoli pannelli, che mostravano diversi colori pre-impostati in base a una correlazione tra scala musicale e spettro cromatico. In altri esperimenti Castel propose l’uso di cristalli colorati di differenti dimensioni. Tuttavia la sorgente luminosa disponibile a quei tempi – la candela – non era sufficientemente potente per produrre gli effetti desiderati. Al di là dei risultati tecnici che allora era possibile ottenere, Castel lavorò inizialmente facendo corrispondere i colori dello spettro cromatico alle note della scala diatonica, cominciando dal Violetto per il Do e terminando la scala con il Porpora per il Do acuto.
Successivamente perfezionò il suo sistema e prospettò una gamma di dodici colori corrispondenti ai semitoni compresi nell’ottava: Do-Blu, Do#-Celadon (verde pallido o terra verde di Verona), Re-Verde, Re#-Verde oliva, Mi-Giallo, Fa-Aurora, Fa#-Arancione, Sol-Rosso, Sol#-Cremisi, La-Violetto, La#-Agata (violetto bluastro), Si-Blu viola (blu grigio). Con l’applicazione simultanea di una scala di valori di chiaroscuro, il sistema risulta esteso a più ottave, assicurando il principio della ciclicità (ogni ottava ha gli stessi colori ma via via più chiari). Il lavoro di Castel suscitò l’interesse dei musicisti del tempo, in particolar modo quello di Telemann, il quale ebbe modo di venire in contatto con una versione dello strumento e tradusse in tedesco il Mèmoire del gesuita.
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