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mercoledì 19 ottobre 2016

Storia tra musica e colore

Nel XVII secolo, analizzando lo spettro della luce, Newton correlò le note musicali ai colori, attraverso un’analogia diretta tra i fenomeni acustici e quelli ottici, proponendo una stretta corrispondenza tra i sette colori dell’arcobaleno e le sette note della scala musicale. Ad un aumento delle frequenze di oscillazione della luce nello spettro cromatico, dal rosso al violetto, fece corrispondere un aumento delle frequenze di oscillazione del suono nella scala diatonica maggiore. Newton scrisse: “ho trovato che queste osservazioni concordano abbastanza bene con un’altra, e che le rette parallele MG ed FA sono divise dalle suddette linee verticali allo stesso modo delle note musicali. Consideriamo la retta GM in relazione a X, e poniamo che MX sia uguale a GM, quindi consideriamo che le rette GX, λX, ιX, ηX, εX, γX, αX, MX siano tra loro in proporzione come i numeri, 1, 8/9, 5/6, 3/4, 2/3, 3/5, 9/16, 1/2. In questo modo verranno rappresentati l’intervallo di unisono, il tono, la terza minore, la quarta, la quinta, la sesta maggiore, la settima e l’ottava superiore: allo stesso modo gli intervalli Mα, αγ, γε, εη, ηι, ιλ, e λG, indicheranno gli spazi occupati dai rispettivi colori (rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco, violetto)”.





Una realizzazione pratica dell’idea di Newton fu intrapresa da Padre Louis-Bertrand Castel, matematico e filosofo francese (1688-1757). Egli era a conoscenza delle teorie dei colori della sua epoca e, a differenza di Newton, sviluppò un sistema di relazioni per cui, ciò che veniva preso in considerazione non erano tanto i rapporti esistenti tra gli intervalli della scala musicale e quelli relativi dei colori prismatici, bensì la diretta corrispondenza tra nota e colore, liberandosi così dei concetti cosmologici e aprendo la strada ad una vera e propria forma d’arte. Padre Castel non era mosso solamente da fattori di tipo speculativo scientifico, ma anche da finalità etiche e pratiche. 
Da queste premesse nacque l’idea della costruzione di uno strumento in grado di trasformare il suono in colore, non solo per la possibilità di creare una particolare forma d’arte, ma anche per far “vedere” la musica alle persone prive del senso dell’udito.
 È così che in circa trent’anni, attraverso vari tentativi, costruì diversi modelli di clavicordo colorato “Clavecin Oculaire” o anche “Clavecin pour les yeux, avec l’art de peindre les sons, et toutes sortes de pièces de musique” (Clavicembalo per gli occhi, con l’arte di pitturare i suoni, e ogni sorta di pezzi musicali).

Tale strumento funzionava così: premendo un tasto, in un riquadro sopra al clavicordo apparivano dei piccoli pannelli, che mostravano diversi colori pre-impostati in base a una correlazione tra scala musicale e spettro cromatico. In altri esperimenti Castel propose l’uso di cristalli colorati di differenti dimensioni. Tuttavia la sorgente luminosa disponibile a quei tempi – la candela – non era sufficientemente potente per produrre gli effetti desiderati. Al di là dei risultati tecnici che allora era possibile ottenere, Castel lavorò inizialmente facendo corrispondere i colori dello spettro cromatico alle note della scala diatonica, cominciando dal Violetto per il Do e terminando la scala con il Porpora per il Do acuto.




Successivamente perfezionò il suo sistema e prospettò una gamma di dodici colori corrispondenti ai semitoni compresi nell’ottava: Do-Blu, Do#-Celadon (verde pallido o terra verde di Verona), Re-Verde, Re#-Verde oliva, Mi-Giallo, Fa-Aurora, Fa#-Arancione, Sol-Rosso, Sol#-Cremisi, La-Violetto, La#-Agata (violetto bluastro), Si-Blu viola (blu grigio). Con l’applicazione simultanea di una scala di valori di chiaroscuro, il sistema risulta esteso a più ottave, assicurando il principio della ciclicità (ogni ottava ha gli stessi colori ma via via più chiari). Il lavoro di Castel suscitò l’interesse dei musicisti del tempo, in particolar modo quello di Telemann, il quale ebbe modo di venire in contatto con una versione dello strumento e tradusse in tedesco il Mèmoire del gesuita.

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